Siamo stati tutti giovani e ci siamo trovati, chi più chi meno, di fronte a decisioni, scelte, situazioni nelle quali avremmo potuto chiedere consigli a qualcuno più grande di noi, più maturo di noi, soprattutto con più esperienza di noi: ma non l’abbiamo fatto.
Il motivo potrebbe essere semplice, la convinzione di essere in grado di agire in autonomia e senza considerare utili o importanti i consigli provenienti da genitori (per chi ancora ha la fortuna di averli), da zii, da nonni, da persone in grado di trasferire la loro esperienza per rendere più chiara una posizione da sostenere o una decisione da prendere.
Vedo che c’è la tendenza di aggrapparsi ad ogni stupidaggine presente nel web, in particolare nei social, che promuove modi di arricchirsi senza soldi e con semplicità, che rende facili le cose difficili e che promette di rendere felici chi non lo è o non lo vuole diventare.
Potrei rappresentare un caso che da genitore ho dovuto affrontare, non certo uno di quelli tra i più importanti, quelli che da padre a figlio/a siamo chiamati con molta frequenza durante il nostro ruolo, ma un caso tipico del mancato trasferimento d’esperienza: quello che avviene quando un figlio/a chiede o pretende, con insistenza, di prendere un cane.
Nel tempo passato ho avuto diversi cani, fortunatamente quando vivevo in una casa con giardino ed anche nel tempo in cui, ahimè, era permesso fargli fare i bisogni nella terra delle aiuole.
Oggi sappiamo che non è più cosi e per chi vive in un appartamento dover accudire alle necessità di un quattrozampe è diventata un’incombenza decisamente scomoda. Ma il punto non è questo ed avere un cane è ovviamente una responsabilità anche piacevole e chi ha deciso di averlo sà perfettamente a cosa va incontro. Voglio parlare invece delle numerosissime volte in cui tantissimi genitori hanno dovuto cedere alle insistenti richieste o si sono trovati, peggio ancora, di fronte al fatto compiuto. Nulla è valso il trasferimento d’esperienza relativo all’allarme ‘Cane in casa’ uguale ‘Piena e continua responsabilità’.
Il nuovo ospite, peloso, arriva: viziato e coccolato per un po’ di tempo dal padroncino/a viene poi dato in consegna, senza appello, ai genitori che si ritrovano a doverci badare come ad un nuovo figlio.
Quanto è contato il trasferimento d’esperienza che avvertiva su come sarebbe andata? Zero.
Potrebbe sembrare un caso da poco rispetto a quelli ben più importanti relativi agli studi, le esperienze lavorative, i rapporti sentimentali, la convivenza sociale, e tutto ciò che un adulto può o potrebbe trasferire come esperienze al giovane che sicuramente potrebbe averne bisogno.
Ma il vero problema è proprio questo: il giovane non chiede nulla all’anziano.
I motivi non sta a me elencarli, sono tanti e diversi sicuramente, ma più andiamo avanti e più noto come dai sessanta in poi gli individui vengano considerati ‘scaduti’ e poco utili rispetto a ciò che potrebbero ancora dare.
E’ un vero e grande dispiacere, ancor di più per il fatto che noto quanti e quali errori stupidi e facili commettano i ragazzi.
Peccato.